Amo .

Pioggia. Vans. Milan Kundera & Isabella Santacroce. Complicazioni, "Probabili Canicole". Baustelle. Milano. Shoes.”He wood”, e i ricordi che porta con sè. Grigio/verde. Lentiggini. Ernesto e la sua Poderosa. Perle.Dicembre. Bagno a mezzanotte. Mordere (qualsiasi cosa). Gioielli esosi di plastica. Skateboarding. Le esalazioni del ferro da stiro sulle camicie di mio padre. Le mie caviglie. The Beatles, Arctic Monkeys. Coca Zero & la metropolitana col Suo Strale di Suono Sibilante. Via Fdp. Blu. Quelle certe mani che aveva Luca. My Best friend L&I. A maggio odore bomba, dei tigli, in fiore. Porta Ticinese -piove-ma-c'è-il-sole. GIANNA NANNINI. Il mio armadio. Rimmel a go go. Camden Town e London Fields. Le spiagge sotto i cieli corsi. John Winston Lennon. Nataniel Hawthorne's 'The Scarlet Letter'. Brown-eyed boys. Ridere da ubriaca. Mangiare merda e rimanere perennemente secca. Il battesimo ristoratore del Valium in vena. L'edificante"dolore" d'un tatuaggio nuovo di pacca.Mia sorella. <3

 

Tendo a NON Amare .

Ipocrisia. Falso buonismo. SANDALI ! Rosa confetto. Gatti. Sdolcinatezze. I numeri. Persistente Sfiga. Infantilità. NEVE! Situazioni eccessivamente tranquille. Tanfo insopportabile prodotto dalle sigarette altrui. L'odore e il ritardo dei treni. Puttane. Uomini che ragionano con l'uccello. "Ti amo" detti alla cazzo di cane. Le occasioni perdute. La mia malcelata tettis-absentia. La generazione X parzialmente lobotomizzata di cui (per mia disgrazia) faccio parte. La mia psicosi. Spleen metropolitano. Caldo da sclero.MDF che sfiniscono l'anima anche dopo re-iterati e plateali rifiuti. Il mio galoppante agnosticismo. Ipocondria del cazzo. Non sentirmi mai all'altezza. Le balle spaziali. "E' solo un'amica".

 


giovedì 2 agosto 2012


Mi sarebbe bastata una spiegazione, probabilmente. Anche una sola. Piccola piccola.

Non so cosa ne avrei fatto, a dire il vero. Anche se mi fosse stata concessa, intendo. Me la sarei messa in tasca? L’avrei usata per disegnare una lacrimuccia nera, così, gotica ed un po’ kitch, che mi colava dall’occhio sinistro, rivendicando il mio diritto ad essere triste- solo un po’, esser triste; solo un po’-?
Io me lo chiedo.
E’ stato un brutto anno, questo; ecco tutto. Un anno in cui ho pianto così tanto che, alle volte, penso seriamente che il baccano folle del mio petto mi abbia prosciugata dal di dentro mettendo fine ab aeterno alla mia riserva di lacrime. Adesso non piango più, tanto è vero. Sto cercando di crescere. Penso a tutto quello che ho passato, a quanta sofferenza ho visto e con mano toccato e mi sento, improvvisamente, pesante.
Che diritto avrei di essere triste per una cosa del genere, in fin dei conti?  “C’è chi sta peggio”, ecco tutto. Ed è questo quel che la mia testa va ripetendomi: non completamente a torto, per la verità. Ma quanta forza ci vuole, per soffocare questo nodo in gola!
Ho maledettamente caldo. E' la seconda estate della mia giovinezza buttata perfettamente nel cesso. Cerco di prendere le distanze dallo Xanax: ma, di buttarlo definitivamente via, non c’è proprio verso. E’ il mio stesso corpo che me lo chiede, niente da fare. Almeno una volta al giorno.
Mi sforzo disperatamente di sorridere : eccola, una delle più grosse fatiche della mia vita. Restare in piedi. Non ho fatto altro che piangermi addosso nei momenti meno opportuni: ed ora, che ne avrei ben d’onde, cerco invece di fingere che ciò che è accaduto non mi tocchi, non sia mai successo, non abbia avuto alcun significato. Esattamente come quando mio padre se ne andò, portato via dalla sua grigia malattia.
Recitare questa commedia è una delle cose più dure che io abbia mai domandato a me stessa. Ridere con i miei amici fingendo che il mio cuore non sia stato ridotto al rango di una poltiglia : che le mie braccia non portino ancora i segni della mia paranoia ed il mio corpo ingovernabile quelli del disordine alimentare. Penso alla me stessa di quattro mesi fa, che piangeva tra le quattro mura di un reparto fatto solo di silenzi dove gli infermieri non offrivano mai la carezza rassicurante di una parola buona e a quella che, ora, se ne sta al tavolino di un bar sulla piazza principale, a far ridere tutti con la sua consueta e caustica ironia.
Sono sempre io, la stessa persona? Non lo so. E’ da parecchio, ormai, che non so più niente.
Credevo egoisticamente, una volta, di avere diritto alla felicità. Era scaturita da una decisione del tutto arbitraria ed improvvisa, questa mia conclusione. Un’equazione mentale di dubbia veridicità.
Mio padre non c’era più.
Bene.
Un giorno, in un non meglio precisato futuro, la vita mi avrebbe ricompensata di tanta tristezza, di tanto peso sopra al cuore. Ed io sarei stata felice! “Avrai sorrisi sul tuo viso come ad Agosto grilli e stelle!”.Felice! Felice per davvero, felice da imbarazzare e da suscitare invidia!
Ho ventu’anni; ed ho soltanto tanta paura. Penso a quante (e forse troppe) cose, a questo mondo, non funzionino, impedendoci così di convincerci stupidamente di avere una qualche speranza d’attribuire, un giorno, un senso a questo caos che non ha nome.
Mi guardo indietro e un po’ sospiro, anche se non dovrei. Non è certo stata la prima persona ad andarsene dalla mia vita: eppure, non so bene perché, mi sento come uno spaventapasseri franato.
Avrei dovuto aspettarmelo? Non ne ho idea.  La mia psicologa mi aveva detto, quando ancora mi sbattevo a frequentarla “pensa ad un  momento in cui sei stata felice; e se senti che, all’improvviso, non ce la fai, richiamalo alla mente. Devi rifugiarti in quel ricordo, ed esso ti cullerà”. Avevo chiuso gli occhi. Per me era stato inevitabile visualizzare il parco dietro all’Università, il pentagono del cielo appesa sopra la mia testa; la persona ch'era accanto a me e che sembrava, per una volta, infischiarsene se dicevo “cazzomerda” al posto di “merci beaucoup” e se, forse, non ero esattamente una ragazza come le altre.
A poco a poco stavo meglio: e ci credevo anche io, forse, al sogno di una giustizia divina, anche se avevo cento battiti al minuto ed il mio inseparabile amico, da qualche tempo a quella parte, si chiamava attacco di panico.
Potessimo conoscerlo in anticipo, il futuro delle nostre scelte!
 
Se avessi saputo che, mio padre, dalla porta di ingresso non sarebbe mai più entrato, ci potete scommettere. L’avrei abbracciato così forte da levargli il fiato, anziché restare immobile davanti alla finestra.
Potessimo conoscerlo in anticipo, il futuro delle nostre scelte!

Avessi saputo che, in fin dei conti anche tu, non saresti stato che uguale a mille altri!  Sì. Quel giorno, a scuola, sventolando i miei capelli rossi con una punta di sprezzante alterigia, non ti avrei concesso neppure di incrociare il mio sguardo.
Ti avrei scansato guardandomi i piedi, come sempre trincerata dietro al muro impenetrabile del mio silenzio.
Gran bella cosa, il silenzio, no? In fin dei conti lui, di me, non ha paura. Non m’abbandona mai. Anche se sono incazzata con il mondo.
Sono come una patata bollente, d’altra parte. L’ho sempre saputo.
 E’ divertente rigirarmi tra le mani. Ma quando inizio a scottare, è decisamente giunta l'ora di ora di buttarmi via.
  

sabato 13 marzo 2010

Odio l’estate. Di dormire, non c’è verso. Me ne sto tutto il giorno a cazzeggiare e a guardare vecchi video, lasciandomi spaccare d’inedia da questa città di schifo.
Penso al mio ragazzo, alle volte. O forse sarebbe più opportuno precisare: ex, ragazzo, considerato che, di recente, ha deciso di scomparire dalla circolazione dopo aver incontrato una signorina pesantemente minorenne, ma dalla sagace depilazione intima. Pazienza.
“Morto un papa se ne fa un altro”diceva sempre mia nonna. Ma per ora, nessuna fumata bianca in vista, dagli oracolari camini (?pluralia maestatis?) della Basilica di San Pietro...
Gli amici mi chiamano R&B, come il sound che ha fatto la storia del blues, ma io non mi chiamo in nessun modo. Sono alta un metroe sessantacinque, peso quarantasei chili e nel mese di marzo mi sono aperta le gengive con il taglierino. Così.
Semplicemente me ne stavo davanti allo specchio, con la bocca spalancata e le mani impiastricciate del mio stesso sangue, a fissare la mia faccia sconvolta e a chiedermi chi ero.
Il mio ragazzo somigliava a George Harrison, dicevano le mie amiche. L’avevo incontrato all’Università. Mi teneva sempre per mano.
Era (è) molto alto, e questo mi piaceva da morire. Ho sempre avuto un debole per le pertiche, credo. Ed anche per i maghi. Sì; i cari vecchi illusionisti.
Quelli del “prima ti trombo, e poi scompaio”.
Del resto avrei dovuto captare i segnali, temo. Quella sequela inequivocabile di elementi che da  (o almeno, dovrebbe) da pensare.
"Voglio che sia chiaro. Un'entità soprannaturale si è impossessata del mio corpo. E' per questo che ho piazzato un "Mi piace" a tutte le SUE foto in costume da bagno, laddove esibiva ceretta bikini ad arte eseguita e tatuaggi da motociclista. COME? hai il coraggio di negare che sia SOLO una mia amica perchè non mi toglie mai le zampe di dosso? Male informata; dovresti saperlo. Sua madre è di origini Apache, e secondo la loro cultura, la mano-morta livello pene, altro non è che una modalità per manifestare profonda stima e rispetto reciproco. Come dici? Perchè ho sempre in mano il cellulare, mi chiedi? Ma ho attivato una nuova promozione Vodafone; ad ogni messaggio che invio, provvedo ad inviare fondi agli sfollati Jugoslavi. COSA? La guerra in Bosnia ed Erzegovina è finita nel 1995, mi dici?! Porca miseria....MI HANNO TRUFFATO!".

Del resto lo dice anche Beidberger nel suo film, a quanto pare. “L’amore dura tre anni”.
Sarà. Ma a me pare che, se non la sganci, duri anche di meno.
Bah.
 
L’ho già detto, che O D I O l’estate?


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Mamma che ne dici di un romantico a Milano? fra i Manzoni preferisco quello vero:Piero Leggi c'è un maniaco sul 'Corriere della Sera' la sua mano per la zingara di Brera è nera Fuggi cosa fuggi non c'è modo di scappare ho la febbre ma ti porto fuori a bere non è niente stai tranquilla è solo il cuore porta ticinese piove ma c'è il sole quando il dandy muore fuore nasce un fiore le ragazze fan la file per vedere la sua tomba con su scritte le parole "io vi amo vi amo ma vi odio però vi amo tutti è bello è brutto io non lo so io vi amo vi amo ma vi odio però vi amo tutti è bello è brutto è solo questo" Scusi che ne pensa di un romantico alla Scala? quando canta le canzoni della mala scola quasi centomila Montenegro e Bloody Mary mocassini gialli e sentimenti chiaro-scuri Cara scriverà sulle tovaglie dei Navigli quanta gioia, quanti giorni, quanti sbagli quanto freddo nei polmoni che dolore non è niente non è niente lascia stare se la Madonnina muore nasce un fiore lui non vuole che la sua ragazza legga quelle frasi incise quelle frasi amare la sua tomba con su scritte le parole "io vi amo vi amo ma vi odio però vi amo tutti è bello è brutto io non lo so io vi amo vi amo ma vi odio però vi amo tutti è bello è brutto è un giglio marcio io vi amo vi amo ma vi sputo però vi amo tutti è bello è brutto è solo questo" L'erba ti fa male se la fumi senza stile!